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Assistente all’affettività: come funziona

Finalmente una buona notizia. La commissione Sanità, presieduta da Enrico Sostegni (Pd), ha finalmente una proposta in merito all’istituzione della figura dell’assistente all’emotività, all’affettività, alla corporeità e alla sessualità per persone con disabilità.

Come ha sottolineato Melio, il quale aveva già portato la proposta in Consiglio, la richiesta parte dalle stesse famiglie dei disabili, oltre che dai disabili. Non è una questione partitica ma riguarda tutta la società civile, per questo auspico una posizione unanime e senza colori politici.

Cosa prevede questo ruolo?

L’atto precisa che la figura di assistente all’affettività, è una persona che dovrebbe occuparsi di emotività, affettività, corporeità e sessualità non ha il ruolo di sex worker e non dovrà occuparsi direttamente della soddisfazione dei bisogni sessuo-affettivi delle persone con disabilità, ma in quanto terapeuta dovrà avere una preparazione adeguata e qualificata, concentrando esclusivamente l’attenzione sull’aspetto educativo, fondamentale anche per i familiari e i caregiver affinché si creino contesti idonei per affrontare nel migliore dei modi la tematica in questione, in un’ottica di indipendenza e autodeterminazione.

. L’atto è stato approvato con il voto favorevole di tutti i commissari eccetto due: Giovanni Galli (Lega) e Andrea Ulmi (Gruppo misto-Merito e lealtà) che si sono astenuti. Galli ha spiegato di “vedere due percorsi diversi per affettività e sessualità e di non comprendere come si possano tenere insieme le due sfere”. Secondo Ulmi “si vuole dare un ruolo con una patente con confini che non sono valutabili”. Federica Fratoni (Pd) ha sottolineato che “non si vede perché, quando si parla di educazione sessuale nelle scuole e di tante altre cose, non ci si debba porre il tema per le persone disabili” annunciando un convinto voto favorevole. Voto favorevole, a titolo personale, ha annunciato anche Diego Petrucci di Fratelli d’Italia.